Il suono ripetuto del mio nome mi riporta, con un sussulto, alla realtà.
Saluto la sala degli specchi con un ultimo sguardo, che vorrebbe abbracciare tutto e scappo via leggera. Mi piace farmi rincorrere per le stanze del castello, che non sembrano finire mai. Le prime ali del maniero furono edificate dai Signori di Marlengo, già nel XIII secolo. Attraverso la Sala dei cavalieri, un luogo che mi attrae, ma che mi incute anche timore. I volti della famiglia Fuchs von Fuchsberg, proprietari del castello tra il 1426 e il 1828 (per dodici generazioni), sembrano osservarmi dall’Olimpo del loro albero genealogico. Sono 264 paia di occhi che mi guardano dai dipinti, severi e altezzosi, quasi spingendomi a sgattaiolare via.
Ho la sensazione di potermi smarrire tra queste mura, anche se ho esplorato ogni angolo degli edifici. Costeggio l’imponente Sala delle armi, che ha il sentore intenso di prodezze antiche. Mi raggiungono delle voci che provengono dalla Stanza napoleonica in stile impero. Sembrano invitami a entrare; a godere del calore della stufa, tra mobili eleganti e preziose pareti dipinte. Mentre corro veloce, con la coda dell’occhio vedo i lavoranti nei cortili medioevali fioriti, affaccendati nelle mansioni quotidiane. C’è gioia in queste persone che, al tramonto, si affrettano a terminare i mestieri, prima del sopraggiungere della sera.